€ 95,00 IVA inclusa
Cod. PICPCH390
Dimensioni: Lunghezza totale 115 mm circa, soggetto 47x15 mm circa
Portachiavi in argento 925/000
Il Guerriero di Capestrano, custodito nelle sale del Museo Archeologico di Chieti, continua ad emanare una sensazione di mistero ed un richiamo antico. Ritrovato da più di 60 anni, continua a dividere gli studiosi sulla attribuzione della sua origine, inquadrata comunque nel contesto della vasta etnia dei popoli Italici, in particolare Piceni, Sabini e Vestini.
Certi gioielli sono pezzi unici e quindi non possono essere riprodotti in modo identico.
Tuttavia, possiamo cercare di avvicinarci il più possibile alla lavorazione richiesta.
Vi invitiamo a contattarci per un preventivo nel caso in cui il prodotto sia disponibile su ordinazione.
Tra le Marche e gli Abruzzi, già nel I° millennio A.C., popolazioni provenienti dal Nord cercarono stimoli e occasioni di scambio. E d’altronde queste due regioni italiane, con i loro paesaggi, la loro cultura e, non ultima, la loro cucina, offrono ancora oggi oasi di quieta ospitalità, di bellezza e di godimento.
In occasione delle Mostre sui Piceni, allestite presso i musei Archeologici di Teramo e di Ascoli Piceno, abbiamo voluto rendere omaggio ad una cultura che ci ha tramandato il buon gusto per l’ornamento personal e che , nel bene e nel male, fa parte del DNA delle nostre genti.
Abbiamo creato alcuni gioielli di ispirazione picena rivisitandoli con un occhio alle esigenze della moda attuale.
Il gioiello in sé con il suo aspetto luccicante ha un valore apotropaico che può essere rinforzato da simboli magici e pietre colorate e si colloca per chi lo porta e per la funzione che ha, in ambito magico.
L'oreficeria Abruzzese ha antiche radici che risalgono al Basso Medio Evo, con i primi insediamenti Longobardi nella Valle Peligna.
Una delle lavorazioni più caratteristiche è quella della filigrana, che consiste nell'impiego di una treccia di due fili d'oro o d'argento ritorti e schiacciati.
Il motivo che ne risulta ha l'aspetto di una granitura, di una grana, da cui il nome. Ottenuto il filo esso viene impiegato per riempire opportunamente un'ossatura, un telaio, tecnicamente detto "scafatura", che costituisce il disegno dell'oggetto. Il riempimento della scafatura viene fatto completamente a mano. Allo scopo il filigranato viene piegato variamente e avvolto su sè stesso in modo da disegnare un ovale, un riccio, un fiore.
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